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Archive for the ‘Panem et circenses’ Category

..vita da blogger..

..tesoruccio..mi vuoi spiegare perchè sei così imbronciata con me..?

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uffà…

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non vedi che sto cercando di suonare una canzone?

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gioietta..siamo in Francia..dipingo un pò…

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non dirmi che sei gelosa della bambinaia…

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su da brava..lasciami ancora suonare una canzone..

e poi staremo insieme tutto il tempo..

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ciao..amore..è..furiosa..

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di nuovo..?

..ma quando avremo un minuto anche per noi..?

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sic..transit gloria..mundi

un funerale a Ornans..Gustave Courbet

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è.. quello che volete..quando fa bello e caldo..?

ve lo dico..chiaro e tondo….che non ho proprio niente da nascondere..

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…piace..??

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…ed io….nòoo??

.. nascondo poco..

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piaci…piaci.. eccome se piaci..

mi..piacete entrambe..

peccato…

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pane..??..nò grazie..siamo tutti a dieta..

Antonio Férrer mentre promette..abbondanza.. alla folla inferocita di Milano…

È il gran cancelliere dello Stato di Milano che esercitò tale carica tra il 1619 e il 1635, sostituendo nel 1628 il governatore don Gonzalo Fernandez de Cordoba impegnato nell’assedio di Casale del Monferrato: è uno dei personaggi storici del romanzo ed è in qualche modo protagonista della rivolta per il pane scatenatasi a Milano il giorno 11 novembre 1628, narrata nei capp. XI, XII e XIII del libro. Essa trae origine dall’insensata decisione presa proprio dal Ferrer di imporre un calmiere (ovvero un tetto massimo) sul prezzo del pane, che non tiene conto delle leggi di mercato e provoca un ribasso forzoso, che ha come conseguenza l’accorrere del popolo ai forni per acquistare il pane a buon mercato (XII). I fornai ovviamente protestano per l’insostenibile perdita economica e chiedono a gran voce la revoca del calmiere, ma il gran cancelliere dichiara che i bottegai si sono molto avvantaggiati in passato e torneranno ad arricchirsi quando la carestia sarà finita, quindi rifiuta di revocare il provvedimento che lo ha reso tanto popolare presso i cittadini milanesi e lascia ad altri l’incombenza di farlo (l’autore osserva con amara ironia che non sa se attribuire ciò alla testardaggine dell’uomo oppure alla sua incompetenza, giacché è impossibile ora entrare nella sua testa per capire cosa pensasse). Il risultato è che il governatore incarica una commissione di decidere in merito alla questione e la revoca del calmiere stabilita da essa scatena la rabbia del popolo e la sommossa.
Ferrer compare poi come personaggio direttamente nel cap. XIII, allorché giunge in carrozza a trarre in salvo Ludovico Melzi d’Eril, il vicario di Provvisione che la folla sta assediando nella sua casa per linciarlo in quanto presunto responsabile della penuria (in realtà, com’è ovvio, il funzionario non ha alcuna colpa). Il gran cancelliere è accolto con acclamazioni di giubilo dalla folla in tumulto, alla quale è gradito per il calmiere imposto sul pane, quindi il funzionario blandisce i rivoltosi con parole lusinghiere promettendo di condurre il vicario in prigione e di volerlo castigare, ma aggiungendo alcune parole in spagnolo (“si es culpable…”, se è colpevole) per ingannare la gente che non è in grado di comprendere. Dopo che la carrozza è avanzata lentamente tra la folla assiepata di fronte alla casa del vicario (in mezzo alla quale c’è anche Renzo che si dà un gran daffare per aiutare Ferrer ad arrivare alla porta), il gran cancelliere scende e riesce non senza fatica a infilarsi nella casa, da dove poi trae il vicario che fa salire sulla carrozza e conduce via, continuando a rivolgersi alla folla e a promettere severi castighi verso il funzionario, al quale tuttavia spiega in spagnolo che dice questo solo “por ablandarlos”, per rabbonirli. Quando finalmente la carrozza è lontana dal tumulto e i due sono protetti da alcuni soldati, Ferrer mostra il suo vero volto rispondendo in modo cinico al povero vicario, il quale manifesta l’intenzione di lasciare la sua carica e di ritirarsi in una “grotta”, mentre il cancelliere dice che egli farà ciò che sarà più conveniente per il servizio al re spagnolo. La figura del Ferrer è delineata in maniera ironica e impietosa dall’autore, che lo rappresenta dapprima come un testardo incompetente che con i suoi provvedimenti insensati è stato causa della rivolta, poi come un attore consumato che riesce ad abbindolare la folla con un discorso ingannevole e un uso astuto del linguaggio, sia pure per ottenere il nobile fine di salvare il vicario dal linciaggio (si veda l’approfondimento del cap. XIII).
Viene citato in precedenza nel cap. III, quando l’Azzecca-garbugli mostra a Renzo la grida del 15 ottobre 1627 che prevede pene severissime a chi minaccia un curato e in calce alla quale il giovane legge la firma del gran cancelliere, “vidit Ferrer” (Renzo se ne ricorderà nel cap. XIII, quando il funzionario arriverà in carrozza e lui chiederà ai rivoltosi se è “quel Ferrer che aiuta a far le gride”). In seguito Renzo lo cita più volte come un galantuomo che aiuta la povera gente nel suo improvvisato discorso di fronte alla folla (XIV), quando attira l’attenzione del poliziotto travestito, mentre nel momento in cui il notaio criminale lo arresta (XV) chiede di essere condotto dal gran cancelliere, affermando che quello gli è debitore (il giovane allude al fatto che ha dato una mano a far stare indietro la folla, quando la carrozza di Ferrer ha raggiunto la casa del vicario di Provvisione). Si parla ancora di lui nel cap. XXVIII, quando l’autore spiega che a Milano, in seguito alla rivolta dell’11 e del 12 novembre 1628, il pane si vende nuovamente a buon prezzo e ciò in forza di provvedimenti di legge tra cui una grida datata 15 novembre a firma del gran cancelliere, in cui si minacciano pene severe a chiunque acquisti pane in misura eccedente il bisogno e ai fornai che non ne vendano al pubblico in quantità sufficiente (Manzoni osserva con la consueta ironia che, se tali gride fossero state eseguite, il ducato di Milano avrebbe avuto più galeotti della Gran Bretagna nel XIX secolo). All’inizio del cap. XXXII, infine, viene detto che il nuovo governatore di Milano, Ambrogio Spinola, risponde in modo evasivo alle insistenti richieste dei decurioni (i magistrati municipali della città) in merito alle strettezze economiche per far fronte alla peste, cosicché il Ferrer gli scrive che la sua risposta era stata letta dai decurioni “con gran desconsuelo” (con vivo dispiacere) e in seguito lo Spinola trasferisce con “lettere patenti” al gran cancelliere tutti i poteri in merito all’epidemia, dal momento che il governatore è impegnato nell’assedio di Casale del Monferrato.
Legato a Ferrer è anche il personaggio del suo cocchiere, lo spagnolo Pedro, al quale il gran cancelliere (XIII) si rivolge con parole in spagnolo che sono quasi passate in proverbio (“Pedro, adelante con juicio”, avanti con prudenza, in riferimento alla difficoltà di far avanzare la carrozza in mezzo alla folla).http://promessisposi.weebly.com/antonio-ferrer.html
 
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dai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni
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L’uomo era gradito alla moltitudine per quella tariffa di sua invenzione così favorevole a’ compratori, e per quel suo eroico star duro contro ogni ragionamento in contrario. Gli animi già propensi erano ora ancor più innamorati dalla fiducia animosa del vecchio che, senza guardie, senza apparato, veniva così a trovare, ad affrontare una moltitudine irritata e procellosa.

Faceva poi un effetto mirabile il sentire che veniva a condurre in prigione il vicario: così il furore contro costui, che si sarebbe scatenato peggio, chi l’avesse preso con le brusche, e non gli avesse voluto conceder nulla, ora, con quella promessa di soddisfazione, con quell’osso in bocca, s’acquietava un poco, e dava luogo agli altri opposti sentimenti, che sorgevano in una gran parte degli animi. I partigiani della pace, ripreso fiato, secondavano Ferrer in cento maniere: quelli che si trovavan vicini a lui, eccitando e rieccitando col loro il pubblico applauso, e cercando insieme di far ritirare la gente, per aprire il passo alla carrozza; gli altri, applaudendo, ripetendo e facendo passare le sue parole, o quelle che a lor parevano le migliori che potesse dire, dando sulla voce ai furiosi ostinati, e rivolgendo contro di loro la nuova passione della mobile adunanza.

– Chi è che non vuole che si dica: viva Ferrer? Tu non vorresti eh, che il pane fosse a buon mercato? Son birboni che non vogliono una giustizia da cristiani: e c’è di quelli che schiamazzano più degli altri, per fare scappare il vicario. In prigione il vicario! Viva Ferrer! Largo a Ferrer! – E crescendo sempre più quelli che parlavan così, s’andava a proporzione abbassando la baldanza della parte contraria; di maniera che i primi dal predicare vennero anche a dar sulle mani a quelli che diroccavano ancora, a cacciarli indietro, a levar loro dall’unghie gli ordigni.

Questi fremevano, minacciavano anche, cercavan di rifarsi; ma la causa del sangue era perduta: il grido che predominava era: prigione, giustizia, Ferrer! Dopo un po’ di dibattimento, coloro furon respinti: gli altri s’impadroniron della porta, e per tenerla difesa da nuovi assalti, e per prepararvi l’adito a Ferrer; e alcuno di essi, mandando dentro una voce a quelli di casa (fessure non ne mancava), gli avvisò che arrivava soccorso, e che facessero star pronto il vicario, – per andar subito… in prigione: ehm, avete inteso? – È quel Ferrer che aiuta a far le gride? – domandò a un nuovo vicino il nostro Renzo, che si rammentò del vidit Ferrer che il dottore gli aveva gridato all’orecchio, facendoglielo vedere in fondo di quella tale. – Già: il gran cancelliere – gli fu risposto. – È un galantuomo, n’è vero? – Eccome se è un galantuomo! è quello che aveva messo il pane a buon mercato; e gli altri non hanno voluto; e ora viene a condurre in prigione il vicario, che non ha fatto le cose giuste.

Non fa bisogno di dire che Renzo fu subito per Ferrer. Volle andargli incontro addirittura: la cosa non era facile; ma con certe sue spinte e gomitate da alpigiano, riuscì a farsi far largo, e a arrivare in prima fila, proprio di fianco alla carrozza. Era questa già un po’ inoltrata nella folla; e in quel momento stava ferma, per uno di quegl’incagli inevitabili e frequenti, in un’andata di quella sorte.

Il vecchio Ferrer presentava ora all’uno, ora all’altro sportello, un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso, un viso che aveva tenuto sempre in serbo per quando si trovasse alla presenza di don Filippo IV; ma fu costretto a spenderlo anche in quest’occasione. Parlava anche; ma il chiasso e il ronzìo di tante voci, gli evviva stessi che si facevano a lui, lasciavano ben poco e a ben pochi sentir le sue parole. S’aiutava dunque co’ gesti, ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica benevolenza; ora stendendole e movendole lentamente fuori d’uno sportello, per chiedere un po’ di luogo; ora abbassandole garbatamente, per chiedere un po’ di silenzio.

Quando n’aveva ottenuto un poco, i più vicini sentivano e ripetevano le sue parole: – pane, abbondanza: vengo a far giustizia: un po’ di luogo di grazia -. Sopraffatto poi e come soffogato dal fracasso di tante voci, dalla vista di tanti visi fitti, di tant’occhi addosso a lui, si tirava indietro un momento, gonfiava le gote, mandava un gran soffio, e diceva tra sé: «por mi vida, que de gente!» – Viva Ferrer! Non abbia paura. Lei è un galantuomo. Pane, pane! – Sì; pane, pane, – rispondeva Ferrer: – abbondanza; lo prometto io, – e metteva la mano al petto.

 

l’arte è saper costruire..con pazienza..

Ci fu un periodo,alle Indie,in cui ero sotto stress più del solito..ed allora approfittavo dell’ospitalità offerta da una signora,vicina di casa,che per fortuna aveva entrambi i genitori con sè e pure una figlia ventenne,per cui ero o mi sentivo abbastanza al riparo dai diavoli che mi venivano a visitare lungo la notte,se dormivo solo col cane,a casa mia.

Pensate quello che volete.

Di solito quando andavano tutti a nanna al piano superiore  io mi  adagiavo al piano terra su di un bel sofa,e ronfavo come un ghiro..poi..di buon mattino..scomparivo e rientravo a casa mia.

La padrona di casa aveva un amico di poco più anziano di me che non viveva lì da lei,ma passava e se ne andava.

Era un tipo atletico e scherzoso.

Un giorno,la padrona mi dice,hai visto che mi hanno lasciato una strana cosa scritta sotto alla finestra al di fuori della casa?

No..rispondo..lei mi fa..sono piena di paura..guarda un pò..dò un’occhiata, e c’era una mano nera disegnata con scritto..la mano nera colpirà ancora..o qualcosa di simile..

diavolo!..chiama il tuo amico,le dico,e lei lo fà…poi passa del tempo..ed un’altra volta sbuca un altro disegno con sempre scritto qualcosa di tremendo ed un’altra mano nera disegnata sul muro…

ora,sicuro fu uno scherzo fatto alle mie spalle..da lei ed il suo amico..ma stassera mi è tornato in mente e ne è nata un’idea che ho passato a Modesto da comporre…

La mano nera…

un’ombra nera si avvicina alla proprietà…disegnata da Modesto in qualche parte..

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l’ombra è una mano.. e si espande sempre più minacciosa…che farà..chi sarà..?..forse quelli delle tasse?

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oddio…ma è l’ombra di un gatto.. o sono corna..?

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caramba..qui bisogna fare gli scongiuri..è qualcuno che ci vuole portare male..

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l’ha messa giù Modesto..il nostro artista..in atteggiamento riflessivo..

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rifletteteci anche voi..e dormite soli a casa vostra.. se non siete i benvenuti..

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Fine

ve lo dico io.. cos’è successo al summit europeo.. per far guarire l’Euro?

La Casa Bianca

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Hallooo..Mrs Merkel please..? here the White House,United States,Mr President wants to talk to her..

Silence.. di tomba..Was!..Was!..Wer!..Wer!..coza.. coza.. chi.. chi..??…

Obama vuole parlarti..Angela…

Prego..Mario..rispondi tu..bitte..per piacere..non farmi fare figure che ho l’elezione il prossimo anno…oh mein Gott..

Hallooo.. anybody… there??

…I am still waiting for Mr President..Mrs Angelila Merkel please at the phooone..??

 

Mr President needs to talk to heeer…

Bitte.. monzior Hollande..rizponda lei..o zegnor Rajoy..por favor…

                                                   

Hallooo…anybody there…?

 

Va bene dovrò rispondere io…se non folete aiutarmi…

..Halo,Ich am Mrs Anziola..

okeii?..Mrs Merkel..??..wait a second please…I’ll…put you through…

Ohhh..good evening Mrs Merkel..I am Obama..how are you…??..bene..? son contento..senta..lo dico in poche parole….

..se vi siete messi in testa di farmi perdere le elezioni di novembre..facendo in modo che qui non arrivi più un euro ad investire su Wall Street..io non mi incazzo..perdo e me ne vado.

Però..siamo ancora a luglio e qui votano a novembre..ho ancora il tempo per far andare il prezzo del petrolio a 200 dollari il barile..per iniziare..e poi la crescita.. sapete dove ve la mettete…?

Non so se mi spiego..volete altre ritorsioni tipo che faccio salire i tassi..e i soldi vengono tutti qui e vi lascio pelati senza un euro in cassa??

No..no..me lo dica lei…perchè le elezioni le vogliamo vincere tutti non solo voi…SECRETATO IL RESTO DELLA CONVERSAZIONE……………………..

Poi,qualora voleste un altro scoop sul sistema salva-spread portato dal prof.Monti a Bruxelles..e che nessuno ha sinora capito..ve lo anticipo.

E’ opera di un qualche ingegnere di quelli che lavorano per le banche..quelli che fanno i pacchetti pre-confezionati che mai nessuno comprende salvo loro.. e che in teoria farebbero guadagnare sempre e solo le banche…coi risultati che tutti conoscete…una derivata di qui alla potenza di 28 meno 3,14..moltiplicato per l’integrale di 285671 meno 14,80 uguale a…cheee??

Bohhhh..ma come Professore..

non l’ha capito…

aspetti che glielo rifaccio..!!

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