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Archive for dicembre 2011

Per il veglione di San Silvestro..non è previsto.. un biglietto in due..

dicembre 31, 2011 Lascia un commento

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BUON FINE D’ ANNO A TUTTI…

e per piacere se rientrate dal mangiare fuori porta..

vedete di iniziarlo bene….

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dal film: Un biglietto in due, con Steve Martin e John  Candy .

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Carletto…vuole maggior dettagli …..da Francoforte.

dicembre 31, 2011 Lascia un commento

Una forbice .

..è quella del differenziale tra il bund tedesco..e quello italiano.

Cari amici,

mi succede a volte di essere  troppo ermetico su concetti che meriterebbero essere letti e soprattutto spiegati..parola per parola…con maggior generosità.

Quando nel mio articolo su Fausto Coppi,che vinceva non solo le tappe di un Giro d’Italia,ma pure quelle dei vari Tours europei di ciclismo,incluso le classifiche generali di fine gara…

https://lusignolo.wordpress.com/2011/12/28/ogni-tappa-una-vittoria/

ho scritto che..per far media al ribasso e tirar giù..quella maledetta forbice che divide i nostri bund..da quelli germanici..volevo spiegare al mio amico lettore Carletto che è più attento alle ricette di cucina di quanto non lo sia in finanza…il seggguente concetttttoooo.

Fabbisogno finanziario previsto,di entrate, mettiamo caso uguale a 100.

Esco sul mercato ad un tasso favorevole.. ai sottoscrittori,che di solito sono le grandi istituzioni,le lobby,mettiamo: tasso 7% ma solo per metà del fabbisogno, uguale quindi a 50, di quel 100 totale necessario..

Il resto che mi manca,ovvero un altro 50,lo prelevo direttamente dalle tasche dei cittadini,in imposte.Costo? Poco più di zero..se siamo fortunati.

Risultato:Il fabbisogno finanziario di entrate,100,è tutto coperto sulla carta.

Dico a Carletto,facciamo ora la media per vederne il costo reale.

Sommate prego: A+B

A- è il 50 e l’ho pagato il 7%.  Cazzaruola che costo..ma le istituzioni devono pur mangiare.

Bancora 50,l’altro,quello prelevato dalle tasche dei cittadini che si meritano uno zero.No?

Allora la somma tra 7%+0% = 7%    (50+50 mi dà 100).

Dividi x 2 e cosa salta fuori?

Mi dà  3,50%  che è il costo reale teorico..per mamma Erario.

Ok,ok..si fà in fretta a cambiare le carte da gioco,in realtà i problemi li avremmo se dalla parte dei cittadini che contribuiscono..a costo zero e rendimento zero,non si volesse partecipare a colmare lo spread,facendo invece come gli indiani..delle lobbies, che si servono di nascosto a tassi alti..piangono miseria..e fanno dare le garanzie ai cittadini cui è riservato sempre zero,se no che equità sarebbe?

Da noi,tra una corsa e l’altra è una gara dura..riuscire a non contribuire al versamento di solidarietà. 

Perchè poi,i Tedeschi paghino il loro debito pubblico al 2%,i Francesi il 3%..e noi il 3,50%..che dovrebbe invece essere in realtà un 7%..è una forma di finanza creativa,un pò come il minacciato referendum.. inventato dal primo Ministro in Grecia per tenere il Paese tranquillo.

Gli altri non hanno un debito pubblico accumulato nel tempo così enorme,sono nati in Paesi ricchi e noi ..poveri.

Dinanzi all’eternità che differenza fà? Nessuna.Ma da noi la propaganda ha spaventato il risparmiatore,i pesci grossi della speculazione han preso i Titoli di Stato..i cittadini..si son presi invero solo le tasse,ossia l’osso.

Vi sembra un fiasco..dunque l’asta..dei nostri bunds? Vedete voi una tale disparità da mettere in dubbio la nostra efficienza economica,o meglio detta, finanziaria,a tal punto da mettere a rischio l’esistenza o la forza della moneta comune come hanno sparso al vento,sputtanandoci in giro di qua e là?

L’importante,e ve l’ho citato attraverso Trilussa più volte, son la statistica, e le medie…aritmetiche.

https://lusignolo.wordpress.com/2011/12/08/ma-va-a-dar-via-lequita-editore-convalescente-sito-chiuso-lo-invia-la-mamma/ 

https://lusignolo.wordpress.com/2011/09/12/trilussa-e-la-felicita-daver-un-compagno/

Ma Carletto non ne è convinto,sa che in Italia,se possono..evadono quasi tutti ogni genere di imposta,sembra infatti che sia almeno pari al 20% il fatturato nazionale che non si voglia far conoscere agli avversari della zona Euro. Questo venti per cento,soprannominato volgarmente.. nero..ce lo teniamo nascosto,tutto per noi.Si lavora in..bianco + nero e si scambia merci ..in nero+ bianco.

Giusto o sbagliato che sia,per non fare differenze tra i vari cittadini…si corre dunque il rischio che qualcosa scappi..ai segugi delle imposte,ed allora diamo una buona nuova rinfrescata anche alle imposte indirette o al consumo..come si diceva una volta.

https://lusignolo.wordpress.com/2011/11/15/roma-di-travertino/

Così non restan dubbi che nella rete ci caschino talmente in tanti..o in pochi ma ad un prezzo talmente elevato da non potere che avere della grande equità.

Aumentiamo innanzi tutto l’IVA che è quella che passa più rapida nelle casse della mamma,poi il prelievo effettuato sui carburanti,in sù anche il canone TV..che se lo merita per la par condicio..una parola latina..che significa pari condizione..di accesso ..a tutte le idee politiche nazionali ed internazionali,oltre alla qualità del servizio offerto,poi che resterebbe..ancora?

Talmente tanto.. da dover consultare sempre almeno un consulente tributario.. vi pare logico?

Le imposte dirette colpiscono direttamente la ricchezza nel momento in cui essa viene prodotta, come il reddito o i beni posseduti dai singoli cittadini, per cui sono differenti da persona a persona.Soldi,case,proprietà…più aumentan di valore,più tasse si dovrebbero pagare…

Le imposte indirette colpiscono invece la ricchezza nel momento in cui essa viene spesa o consumata, come avviene nel caso di acquisti, trasferimenti e consumo di determinati beni economici; ad esempio l’IVA, l’imposta sul valore aggiunto, che colpisce lo scambio di merci tra operatori economici o le accise che gravano sul costo della benzina. In questo caso l’imposta è considerata indiretta proprio perché viene trasferita da chi dovrebbe pagarla a chi consuma in modo indiretto e il prezzo che il consumatore deve pagare comprende già l’aggiunta dell’imposta.

 

Alla conclusione di tutto quanto  sommariamente esposto, si fà come in Ospedale,per il coma..si entra in recessione pilotata..ovvero il paese lo si deve mettere in condizione di produrre di meno,di consumare meno,di spendere di meno..e di tornare indietro..come quando eravamo tutti maggiormente poveracci.. per ripartire poi ..con anche meno debiti sulle spalle…..ovvero..non sappiamo ancora se attraverso un coma pilotato, o farmaceutico…

Uno e l’altro trattasi di una forma di incoscienza indotta dai medici attraverso sedativi, per evitare stati di malessere troppo acuti nel paziente. Me ne sfuggono i dettagli.Una cara amica di mia sorella in questi giorni a causa di un incidente è finita in ospedale ed i dottori hanno deciso di tenerla in questo stato perchè se fosse cosciente soffrirebbe per le numerose fratture e traumi che ha riportato…

Se vedete qualche attinenza con il caso del vostro Paese,la cosa più saggia da fare è chiedere ai suoi medici curanti di illustrarvi la situazione.

Avete capito?

E’ tutto comunque previsto,tutto sotto controllo, e con le giuste medicine non devi avere alcun timore,e per evitarti ulteriori arrabbiature come contribuente,serviti presso l’Ospedale più vicino a casa tua,nella tua città,nella tua regione.

Chiudiamo con Trilussa..al solito…

L’ ELEZZIONE DER PRESIDENTE

(1930)

Un giorno tutti quanti l’animali
Sottomessi ar lavoro
Decisero d’elegge’ un Presidente
Che je guardasse l’interessi loro.

C’era la Societa de li Majali,
La Societa der Toro,
Er Circolo der Basto e de la Soma,
La Lega indipendente

Fra li Somari residenti a Roma,
C’era la Fratellanza
De li Gatti soriani, de li Cani,
De li Cavalli senza vetturini,
La Lega fra le Vacche, Bovi e affini…
Tutti pijorno parte a l’adunanza.

Un Somarello, che pe’ l’ambizzione
De fasse elegge’ s’era messo addosso
La pelle d’un leone,
Disse: – Bestie elettore, io so’ commosso:
La civirtà, la libbertà, er progresso…
Ecco er vero programma che ciò io,
Ch’è l’istesso der popolo! Per cui
Voterete compatti er nome mio… –

Defatti venne eletto propio lui.
Er Somaro, contento, fece un rajo,
E allora solo er popolo bestione
S’accorse de lo sbajo
D’ave’ pijato un ciuccio p’un leone!

– Miffarolo!… Imbrojone!… Buvattaro!…
– Ho pijato possesso,
– Disse allora er Somaro – e nu’ la pianto
Nemmanco si morite d’accidente;
Silenzio! e rispettate er Presidente!

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Un augurio speciale per il 2012 ..alle ragazze di buona volontà..

dicembre 31, 2011 Lascia un commento

 

By  Published: December 28, 2011 “Stavo lavorando part-time da Starbucks per un anno e mezzo”, ha detto Laura Baker, 24 anni, che ha iniziato un master in comunicazione strategica in autunno presso l’Università di Denver. “Non ero disposta a restare lì. Dovevo fare qualcosa ».

Invece che al lavoro,le ragazze giovani si dirigono verso scuola.

(ndr.mantenendosi da sole)
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I lavoratori abbandonano la forza lavoro in massa, e sono per lo più donne. Di fatto, molte sono giovani donne. Ma non sono per l’abbandono totale, invece, queste giovani donne sembrano rimandare la loro vita lavorativa per ottenere più istruzione. Ora ci sono – per la prima volta in tre decenni – più donne giovani nelle scuole che nella forza lavoro.
“Stavo lavorando part-time da Starbucks per un anno e mezzo”, ha detto Laura Baker, 24 anni, che ha iniziato un master in comunicazione strategica in autunno presso l’Università di Denver. “Non ero disposta a restare lì. Dovevo fare qualcosa ».

Molti economisti inizialmente pensarono che la manodopera in lista di attesa impiego sempre più ridotta – che ha spinto verso il basso tasso di disoccupazione di novembre – fosse stata causata principalmente da lavoratori anziani scoraggiati,che si ritiravano dalla ricerca di impiego.

Invece, molti dei lavoratori in panchina sono i giovani che stanno aggiornando le loro competenze, il che potrebbe presagire qualcosa come il boom economico del dopoguerra, quando milioni di veterani della II Guerra Mondiale è andato al college attraverso la Legge del G.I. (soldato di fanteria) invece di entrare subito, travolgendo il mercato del lavoro.

Ora, come fu il caso allora, un sesso ne è il principale beneficiario.
Mentre le ragazze nella tarda adolescenza ed attorno ai 20 di età vedono la pausa economica attuale come un’opportunità per migliorare le loro competenze, i loro colleghi maschi sono più portati a prendere qualsiasi lavoro che possono trovare. Le conseguenze a lungo termine, dicono gli economisti, è che la prossima generazione di donne potrebbe avere un vantaggio significativo rispetto ai loro colleghi maschi, alle cui opzioni di carriera sono già vincolati.

Almeno per ora, molte giovani donne sentono ancora che la società è contro di loro.

“Quasi tutti nel mio programma di corso sono di sesso femminile”, ha detto la signora Baker, che spera in un Master che l’aiuterà a trovare lavoro in scienza delle comunicazioni in un gruppo senza scopo di lucro. “Questo è in parte a ragione del programma, ma anche perché come donne sentiamo che dobbiamo essere più istruite per poter davvero competere in qualsiasi campo.”

Le donne continuano a guadagnare molto meno degli uomini. E nei due anni e mezzo da quando la ripresa è iniziata ufficialmente, gli uomini di età 16-24 hanno guadagnato 178.000 posti di lavoro in più, mentre le loro controparti femminili hanno perso 255.000 posti, secondo il Dipartimento del Lavoro.

A quanto pare, scoraggiate da scarse prospettive, 412.000 giovani donne hanno abbandonato la forza lavoro del tutto negli ultimi due anni e mezzo, nel senso che non sono in cerca di lavoro.

Tra i ragazzi giovani, la forza lavoro è scesa durante la recessione, ma è stazionaria da quando ha iniziato il recupero. Oggi, in tutte le età, una disoccupata femminile ha il 35 per cento probabilità in più di andarsene dalle liste della forza lavoro nel prossimo mese, di un operaio disoccupato di sesso maschile.

Alcuni studi suggeriscono che le donne sono più esigenti circa le loro scelte di lavoro rispetto agli uomini. Già guadagnano salari inferiori, le donne sono quindi meno disposte a lavorare quando i salari si riducono ulteriormente, soprattutto se sono in grado di contare su un marito impiegato (e in questi giorni, spesso.. di recente re-impiegato)+ Le donne sono più riluttanti a turni di lavoro notturno, festivo, secondo i dati del governo su come gli americani spendono il loro tempo, anche perché hanno maggiori responsabilità familiari.

“I posti di lavoro di fuori non sono molto buoni, e gli uomini sembrano più disposti a prenderli comunque”, ha detto Jonathan L. Willis, economista presso la Federal Reserve Bank di Kansas City. “Le donne guardando quegli stessi lavori e si dicono’sarò più produttiva altrove.'”

Poi ci sono le aspettative sociali che influenzano la disponibilità di una persona ad accettare un lavoro meno quotato, o tornare a scuola.

C’è ancora questo pesante messaggio culturale che gli uomini dovrebbero essere là fuori a guadagnare denaro per mantenersi, e si sentono più in difficoltà, perdendo il loro ruolo di capofamiglia”, ha detto Stephanie Coontz, direttore della ricerca presso il Consiglio sulla famiglia Contemporanea.

“Abbiamo fatto molti progressi in più per superare la ‘mistica femminile’che non quella maschile.”

Mentre questi ruoli si evolvono, le communità dei college riportano iscrizioni record.
Sia gli uomini e le donne stanno tornando a scuola, ma la crescita delle iscrizioni è significativamente maggiore per le donne (che hanno dominato i campus universitari anche prima della crisi finanziaria). Negli ultimi due anni, il numero di donne di età tra 18 e 24 a scuola è salito di 130.000 unità, a fronte di 53.000 per gli uomini giovani.

Divario scolastico a parte, in qualche modo le giovani donne avranno già un vantaggio sugli uomini nel prossimo decennio. Molte delle occupazioni che dovrebbero avere più crescita, come assistenti sociali a casa ed igienisti dentali, sono stati tradizionalmente occupate da donne. Questo non vuol dire che gli uomini non possono farlo anche loro, ma possono non averne voglia.

“Oggi alle ragazze giovani vien detto che si può fare qualsiasi cosa, andare in qualsiasi occupazione. Ma se i ragazzi esprimono qualche interesse per le occupazioni tradizionalmente femminili, vengono presi in giro o fatti segno ad atti di bullismo “, ha detto la signora Coontz. “Molti ragazzi non capiscono cosa sta succedendo ai tradizionali lavori a basso reddito o medio reddito maschile”.

Posti di lavoro maschilisti nell’industria manifatturiera e in altri settori che coinvolgono il lavoro manuale sono stati e sono tuttora in declino strutturale. Queste carriere possono anche essere difficile da mantenere a tempo indeterminato a causa della forza giovanile che alla fine svanisce. E ora molti lavoratori del manufatturiero non hanno pensioni tali da permettergli di andare avanti quando il fisico non regge più.

“Non mi sorprende che in una economia  povera siano le donne ad invadere la scuola”, ha detto Heather Boushey, economista presso il Center for American Progress, una organizzazione di ricerca di sinistra . “La vera domanda è: perché non sono più maschi a farlo anche loro?”

Il rischio principale di tornare a scuola è il debito accumulato sul prestito dato a studenti. Il costo delle lezioni ha superato l’inflazione da anni, una tendenza accelerata anche dai tagli al bilancio dello Stato.

“Il nostro finanziamento per studente è stato tagliato del 25 per cento negli ultimi tre anni”, ha detto Stephen Scott, il presidente della Wake Technical Community College di Raleigh, Carolina del Nord, che è un community college di più rapida crescita del paese. Di conseguenza, le classi sono aumentate, e così pure le lezioni. Ma gli studenti, la maggior parte donne,continuano a crescere.

Coloro che frequentano le scuole private più costose, come la signora Baker,ce l’avrà ancora più dura scommettendo che il loro investimento scolastico paghi. Compresi i prestiti che hanno finanziato i suoi studi universitari a Wartburg College di Waverly, Iowa, quando completerà il programma di Master il prossimo anno, si troverà circa 200.000 dollari di debiti.

Devo avere fiducia di ottenere un buon posto lavoro tale da pagare le mie spese di mantenimento e restituire i prestiti”, ha detto, “e spero che mi renda anche felice nel cammino.”

http://www.nytimes.com/2011/12/29/business/young-women-go-back-to-school-instead-of-work.html?partner=rss&emc=rss

 

Riflettendo..sul peso della propaganda..

dicembre 30, 2011 Lascia un commento

Nicosia,Cipro+1985/86+

Il nostro editore mentre brinda.. per la vendita di un container di riso di Vercelli!

Questa sera mi stavo leggendo i soliti commenti americani sulle recenti vicende italiane quando trovando scritto che i tedeschi e quanti altri,con meno debiti di noi,ci avessero messi all’angolo,stringendoci ben bene i polsi, per sacrificare la crescita economica a tutto vantaggio invece del rigore di bilancio,mi dicevo,tra me e me,che la nostra situazione non è poi molto diversa da quella della Grecia.

E col pensiero me la prendevo coi nostri Governanti.In realtà, anche loro,ce l’avranno fatta sin dove sono arrivati.Non è colpa di nessuno se siamo un Paese povero. Povero,da sempre e che l’Editoriale di Natale (https://lusignolo.wordpress.com/2011/12/29/leditoriale-di-natale/ ) del New York Times diceva delle cose sensate riguardo l’arraffa arraffa sulle risorse naturali disponibili nel mondo,alla faccia del nostro prossimo.

Poi oggi ho ricevuto un invito, su questo tema, di sempre attualità:Non sta a te compiere l’opera ma non sei libero di sottrartene.(Etica dei Padri II,20) per cui mi son detto che sia il Prof.Monti,sia il Pres.Berlusconi,sia il prof.Tremonti ce l’avranno messa tutta per ben figurare,e cerchiamo di guardare la parte migliore del nostro prossimo,che di difetti ne abbiam tutti.

E se non ce l’hanno fatta a compiere l’opera,la porterà a termine qualcun altro.

Tornando alla Grecia,che è un paese che ho frequentato molto,sia per turismo,sia da soldato,sia per ragioni di lavoro,mi è tornata in mente una frase che mi disse un anziano signore di Rodi,quando ero ancora un pivello sul lavoro:Italiani e Greci,una Razza,una Faccia.

Cito un Forum,e la risposta è esatta.Per cui,traetene, ognuno di voi,le considerazioni che più vi siano gradite,in campo generale.

Discussione: una faccia una razza

Ciao! Questa potrebbe essere una domanda culturale ma ha pure degli aspetti linguistici e comunque volevo sempre chiedere il parere di un italiano sull’argomento.
La suddetta frase la sento da bambino ed è forse l’espressione italiana (??) più comune in Grecia. Non so quando e in quale occasione è stata inventata, ma viene citata molto spesso in guide e articoli turistici-vedi qui (compreso il film Mediterraneo). È facile supporre che si riferisce a legami culturali e storici dei due paesi che forse risalgono ai tempi della Magna Grecia, ma a me sembra che non fa molto senso.
Mi interessa sapere se l’avete mai sentita e se pensate che sia corretta.

Ciao.
Questa frase propagandistica fu inventata dal governo fascista italiano nell’ epoca dell’ occupazione durante la Seconda Guerra Mondiale per convincere i greci che i due popoli siano fratelli e favorire la loro collaborazione. Malgrado il brutto ricordo che i greci hanno di quegli anni, la frase ha avuto sucesso e paradossalmente decenni dopo la usano i greci che si vogliono fare simpatici ai turisti italiani, come ho visto tante volte durante gli anni che ho vissuto in Grecia. Invece, la frase è completamente sconosciuta in Italia, per cui è buffo vedere la faccia del greco convinto che stia dicendo qualcosa di celebre in Italia, e quella dell’italiano che non capisce di che cosa gli stiano parlando. Nonostante ciò, la frase è storica e fu creata in italiano, ma solo per essere usata in Grecia.

Avrei risposto in greco, ma qui l’uso dell’italiano è d’obbligo.
Saluti.

Alla salute di un Buon Anno Nuovo!

(Fonte wikipedia)

Quando in città c’era la Chatillon..

dicembre 29, 2011 1 commento

Riceviamo da Gigino Zucca una foto fatta da papà quando eravamo bambini,forse il 1957-58,dove vedete mia sorella a sin,l’editore al centro,e Gigi a destra dinanzi la porta di casa nostra,via Leonardo Da Vinci nro 9 ora divenuto 14+

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Parlare di Chatillon fa un pò venire la nostalgia di quando siamo cresciuti tra stranieri,infatti nel kibbutz Chatillon eravamo quasi tutti figli di forestieri.

Mio padre era torinese,mia madre veneta,i genitori di Gigi della Lomellina e via così.Diciamo che un gran bel numero di dirigenti ed impiegati che abitavano nelle case di proprietà della Ditta,come si diceva allora,erano di fuori.

Portavano linfe nuove in una Città tipicamente di estrazione agricola con mentalità,studi,esperienze diverse.

Perchè mi faccia ricordare un kibbutz,tipo di collettività agricola-industriale israeliana,è presto detto.In parte per le abitazioni della società,tutte a ridosso dello stabilimento,e poi i servizi collettivi,il dopolavoro,i campi da tennis,la vecchia pista da ballo trasformata in patinoire di cemento per schettinare,ed infine per la stretta collaborazione tra di noi ragazzi.

I più grandi facevano da guida ai più piccoli andando a piedi verso le scuole dei Fratelli Cristiani,ci si trovava dopo pranzo per passeggiare insieme lungo corso Rigola sino al Tirasegno,dopo lo studio pomeridiano si giocava a tennis,di nuovo, insieme,ci si confrontava con i più in gamba a far le cose,si andava a Messa al San Giuseppe dove c’era l’oratorio,come insieme si osava uscire dal kibbutz,per mettere il naso in Città.

Cose di altri tempi.Non mancava il lavoro ai genitori,ed eventualmente ai figli,era tutto il resto che poteva mancare..ma si stava in buona compagnia e non ci si pensava.C’era ottimismo,quello che invece manca oggidì.

Ho letto da qualche parte due righe di disappunto del Cardinal Bertone che si aspettava qualcosa di più dal cooperativismo in Italia per creare lavoro e, suppongo,solidarietà.

Oggi vi introduco una paginetta sui cent’anni dalla fondazione del primo kibbutz israeliano,Degania, sul lago di Tiberiade, ai piedi delle alture del Golan, alla quale spero di poter far seguire alcune riflessioni sulle comunità autogestite come si son create dalla Russia del 1700 per arrivare sino alle ultime forme di sviluppo misto privato-collettivo,agricolo-industriale,adottate in Israele.

L’Editore in costume da bagno mentre esce dalla piscina del kibbutz Degania,1977+Il carro è siriano e fu bloccato all’ultimo momento quando era già dentro la cinta del Kibbutz,1948+

2-04-2010

A cento anni dalla nascita, il kibbutz è vivo e vegeto

 

Le celebrazioni del centenario della fondazione del kibbutz Degania Alef, considerato la “madre” di tutti i kibbutz e le kvutzot (i precursori del modello collettivista del kibbutz), hanno offerto ai membri del movimento kibbutzistico l’opportunità di prendere la parola e di rivolgersi ai denigratori come agli elogiatori.

Si sorrideva molto, mercoledì scorso, nella salone Hatzer Harishonim di Degania Alef durante i festeggiamenti per i cento anni dalla fondazione. In netto contrasto con i festeggiamenti, l’anno scorso, per il centenario di Tel Aviv, celebrati in un tripudio di fuochi d’artificio e mega concerti, il movimento dei kibbutz – fedele al suo stile – ha organizzato celebrazioni relativamente sobrie.

“Noi, che abbiamo scritto la storia di Israele non con i discorsi poetici, ma con le nostre mani, col nostro sudore, con le nostre lacrime e il nostro sangue – ha detto Ze’ev Shor, segretario del Movimento Kibbutzistico – oggi camminiamo a testa alta, anche se ci sono alcuni, nella società israeliana, che hanno dimenticato o che non vogliono ricordarsi o ricordare agli altri chi siamo e tutto ciò che abbiamo fatto”.

Tra i presenti c’era Yossi Vardi, che è a capo dell’Emek Hayarden Regional Council e i cui genitori contribuirono a fondare Degania Alef: “Avrebbero mai potuto immaginare le dimensioni raggiunte dalla loro impresa?” si è chiesto.

Il presidente d’Israele Shimon Peres,in fotografia, che fu uno dei fondatori del kibbutz Alumot, si sentiva a casa sua durante la cerimonia, ed è stato salutato con applausi fragorosi. Uno dopo l’altro, gli oratori hanno ricordato le loro esperienze ad Alumot, che si trova in cima alla collina s Degania Alef.

“Quando mi chiedo: perché mi manca? mi ricordo cosa mi manca – ha detto Peres al gruppo di veterani del kibbutz –

Mi manca il gusto dell’esperienza di una giornata di lavoro che ho imparato al kibbutz Geva. Mi manca Alumot, da dove vedevamo la sorprendente bellezza della Valle del Giordano.

Mi manca la semplicità delle lunghe passeggiate, gli indumenti color kaki stropicciati. Mi mancano le aiuole del Kibbutz Ashdot, i mucchi di banane del Kibbutz Degania, il legno compensato del kibbutz Afikim. Mi mancano i datteri del kibbutz Kinneret.

Mi mancano i campi verdi, le piantagioni e i frutteti. Mi manca il capannone dei latticini, i recinti degli animali e i pollai, da cui provenivano odori diversi – ha continuato il presidente israeliano – Mi mancano le meravigliose passeggiate subito prima dell’alba e le uscite per il pascolo a Wadi Fijas, dove tenevo gli occhi fissi sulle stelle che nascevano con la nuova alba.

Ancor oggi sento un brivido nel corpo ogni volta che sento il nome di Degania, che sia Alef o Bet: l’ordine non ha importanza. Mi chiedo perché mi manca, e solo così scopro a cosa appartengo”, ha concluso Peres.

L’evento ha voluto anche festeggiare cinque membri di kibbutz che quest’anno, come Degania, festeggiano il loro centesimo compleanno. Hava Ashuri, nata nel 1910, ha avuto parole piene di calore per “il nostro giovane presidente” e per il movimento di cui è membro da 79 anni.

Oltre a festeggiare il secolo di storia del movimento, l’evento ha voluto inoltre rendere omaggio a sei membri di kibbutz che hanno dato grandi contributi nei campi dell’istruzione, della difesa, dell’agricoltura, della scienza e dello sport: Yariv Ya’ari, del kibbutz Ma’abarot, per aver fondato la Givol Democratic School a Givat Olga; Kfir Cohen, un residente del kibbutz Kremia, comandante di battaglione nelle brigate di fanteria Kfir; Boaz Hanuchi, del kibbutz Beit Hashita, per aver sviluppato un software che aiuterà a gestire i kibbutz; Oded Rozenkier, del kibbutz Kfar Masaryk, che dirige uno studio di architettura di successo; Inbal Pezaro, del kibbutz Jezreel, per i suoi risultati nelle paraolimpiadi di nuoto; e il calciatore Dekel Keinan, di Rosh Hanikra, per essere riuscito a entrare nella squadra nazionale israeliana.

“Per noi, festeggiare i cento anni dalla nascita del movimento kibbutzistico – ha detto Tali Gordon, membro della Gioventù Studio e Lavoro e residente nel kibbutz Ravid in Bassa Galilea – non è solo la celebrazione di un tempo che è passato: è anche una spia d’allarme che ci dice che, col passare del tempo, la società israeliana tende ad allontanarsi dalla visione dei suoi fondatori e dei suoi pionieri”.

(Da: Ha’aretz, 01.04.10)