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Le ricevute delle bollette si buttano solo dopo cinque anni

agosto 22, 2011 Lascia un commento

Potrebbe capitarvi di ricevere qualche notifica da parte di società per bollette che risultano non pagate, di cui voi però non avete piu’ ricevuta di pagamento, è un guaio? Forse.

Ricordiamo infatti a tutti che il pagamento di una bolletta va in prescrizione dopo cinque anni (lo prevede il Codice civile art. 2934). Per contestare le richieste ingiuste basta compilare il modulo di reclamo (si scarica da internet delle società o si puo’ ritirare negli uffici relazioni con il pubblico) specificando il motivo per cui si ritiene di non dover versare la somma e allegando una copia della ricevuta di pagamento.

Promemoria:

Abbonamento tv. Cinque anni è il termine di legge, ma una sentenza del tribunale di Torino lo ha esteso a dieci anni.
Affitto. Le ricevute dei pagamenti mensili o trimestrali vanno conservate cinque anni.
Alberghi. Sei mesi. Entro questo periodo, infatti, l’albergatore può chiedere nuovamente il pagamento del conto.
Assicurazioni. Basta un anno, salvo altri tempi previsti dal contratto. Ma se le quietanze sono state utilizzate a fini fiscali come capita, per esempio, con le polizze vita, si devono tenere, invece, per cinque anni.

Bollettino ICI. Cinque anni dall’anno successivo a quello del pagamento.
Bollo auto. Tre anni dalla data di scadenza, anche se l’autovettura è stata venduta. Ma una sentenza della Corte di Cassazione ha prorogato il termine di 4 mesi, per questo è meglio conservare il documento per 4 anni.
Cambiali. Tre anni dalla loro scadenza.
Contravvenzioni stradali. Le sanzioni per violazioni al Codice della strada si prescrivono in un quinquennio decorrente, di regola, dal giorno della notificazione del processo verbale di constatazione (articolo 209 del Codice della strada, che richiama l’articolo 28 della legge 24 novembre 1981, n. 289), ma fatte salve le cause di interruzione (esempio: notificazione della cartella di pagamento dopo il verbale, ma prima del compimento del quinquennio; la notificazione fa decorrere un altro quinquennio).

  • Dichiarazioni dei redditi. Le ricevute dei pagamenti delle tasse e dell’Iva si possono “eliminare” solo dopo 5 anni a partire dall’anno successivo a quello della dichiarazione.
    Documentazione casa. I documenti relativi alla ristrutturazione della casa con detrazione fiscale (fatture, ricevute, bonifici bancari e tutta l’altra eventuale documentazione comprovante le spese di ristrutturazioni) vanno conservate 5 anni, fino a quando, cioè, non si prescrive il periodo di imposta nel quale sono state sostenute le spese.
    Estratti conto bancari. Le banche di solito accettano contestazioni entro i 60 giorni dall’invio, ma si hanno 10 anni di tempo per impugnare l’estratto conto in caso di errori ed omissioni.
    Mutui e pagamenti rateali. Cinque anni dalla scadenza della singola rata, anche se è consigliabile prorogare la conservazione fino a cinque anni dopo la scadenza del mutuo.
    Scontrini d’acquisto. Se lo scontrino vale anche come garanzia, va conservato per tutta la durata della stessa.
    Rette scolastiche. Un anno il periodo di tempo per cui vanno conservate le ricevute delle iscrizioni a scuole o palestre private, lezioni.
    Ricevute spedizionieri e trasportatori. Vanno tenute per un anno (oppure 18 mesi se il trasporto inizia o finisce fuori dall’Europa).
    Spese condominiali. Cinque anni.
    Tassa nettezza urbana. La “prova” del pagamento va tenuta fino al 31 dicembre del quarto anno successivo al pagamento.
    Gli “intoccabili”. Vi sono infine documenti dei quali è opportuno non disfarsi e che è meglio conservare per sempre. Sono: i diplomi scolastici, le lettere di assunzione, di licenziamento o di dimissioni, il libretto di lavoro, le buste paga, gli atti di matrimonio, di separazione e di divorzio, i contratti di affitto, gli atti notarili di compravendita, gli atti di proprietà della casa.
  • Vi siete spaventati?
  • Non trovate nulla di tutto questo?
    • Tranquilli, sono solo informazioni utili, da oggi è bene “conservare” in fondo è sempre tutto ad opera del risparmio, no?

Dazi al tessile asiatico…? Che dirà Bruxelles..

agosto 22, 2011 Lascia un commento

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Prima opportunità inter-europea.

Gli inglesi non ricordo come, entrarono nel MEC sicuro con dei privilegi,perché già nell’80 e prima,portavano giù dall’Asia quello che volevano di prodotti tessili,alla faccia di chiunque.

Da noi c’erano dei dazi,rimpiazzati poi da esenzioni per essere paesi in via di sviluppo.

Al CIS Nola, per non fare nomi,in Campania arriva di tutto dall’Asia.

Il container acquistato è in viaggio, e già i grossisti girano l’Italia con campioni della merce.

Come arriva il container in porto è già stato tutto venduto e collocato in giro.

I nostri tessitori saranno ancora italiani per qualche anno,le tessitrici pure, i tintori,gli addetti in filatura,poi andati in pensione diventeranno razza estinta.

E guardate che ci vuole sensibilità fatta di esperienza,per essere bravi nei lavori manuali.

Le scuole industriali tessili muoiono.

Ed i periti tessili,chimici e quanti altri, diventeranno dei disoccupati o impiegati in altri settori meno specialistici.

Finchè c’è scuola di anziani,approfittatene!

Son mestieri che non si inventano.

Italia,Spagna e Portogallo sono paesi che vivono di esportazioni di tessile-abbigliamento.

Gli Stati Uniti non hanno avuto paura di mettere dazi sull’acciaio,per difendere i loro colossi tradizionali messi in ginocchio soprattutto dai Coreani.

La US Steel che ha sfornato acciaio per tutta Detroit,automobili,tutta la vita,con i dazi sopravvive,senza dazi sarebbe morta.

Bruxelles ha già aiutato i paesi in via di sviluppo per troppo tempo,amo i turchi,ma non è una buona ragione per decentrare alla Turchia il nostro lavoro fatto di secoli di creatività.Anche perché loro,hanno frontiere vicino a tutta l’Asia e mescolano le carte,chi non lo farebbe?

Noi abbiamo ancora dei molto buoni stabilimenti di produzione,dei geniali industriali,lo styling più appropriato,e dei tecnici che vanno a lavorare fuori per mancanza di opportunità in Italia,soprattutto disegnatori di tessuti e tecnici di finissaggio.L’Asia è piena di nostri stilisti a partita IVA o consulenza.

La Francia conserva qualcosa di tessile,è stata molto importante,Parigi resta il centro delle fiere del settore,eppure tutti fingono che avere gli stands pieni non convenga a nessuno

I tedeschi conservano meno di tessile ormai, poco poco.

Austria,qualcosa.

Olanda,pochissimo.

Nei paesi in via di sviluppo non hanno necessità  di depuratori per far disinfettare le acque inquinate dalle tintorie,chiedete quanto costano in giro e lo capite da soli,che sicurezza sul lavoro ci sia in sala telai,a proposito di ambiente ed acustica,provate a fare un giro in visita,filature con aria condizionata idem.

In Sud America su lana e cotone,la musica cambia di poco,solo che lì han chiuso quasi tutti per le varie crisi,soppiantati dalle importazioni asiatiche,non da stabilimenti di produzione portati in loco.

L’Inghilterra ha fatto flop. Anche la Scozia dei tweeds.

Da loro, alle cinque del pomeriggio è tea time,sosta per il thè, cade la matita dalle dita e tutti vanno a casa,alla faccia della produttività. In più tra uno sciopero e l’altro,hanno chiuso tutti.

Si fabbrica inglese in India.

Allora si chiede a Bruxelles di mettere dazi,sull’import dall’Asia.Perchè, è forse proibito cambiare i regolamenti ?

Vi aiuteranno le varie associazioni di categoria,i  lanieri, i cotonieri,i serici, ad indicarvi perché e dove si è persa competitività,e ci salviamo quei quattro cavalli di razza e riproduzione ancora rimasti che sono i nostri anziani.

Poi,sarà troppo tardi.

Animo Roma!

Sentite un po’ gli spagnoli ed i portoghesi come la pensino,e martellate pesanti a chi è contro, a Bruxelles.

I Turchi ripeto li amo e li rispetto,vedete però un po’ cosa combinano in giro dal momento che non c’è più una filatura cotoniera cardata rimasta da noi.

E scegliete bene i consulenti da portarvi dietro. Non chiedendo al prefetto od al sindaco o in Provincia ed in Regione,che quelli, cercano solo onori,e non ne sanno nulla di lavoro in fabbrica.

Si diventa protezionisti come gli USA,tanto i prezzi ci penseranno gli asiatici ad aumentarli nel momento in cui divengano i monopolisti del settore,ed allora?

Tanto vale. Ci manca giusto poco.

Ah,dimenticavo.

I dazi che eventualmente entrano al Tesoro..sono soldi….e li prendete agli asiatici, non a noi!

Vi pare ?

 FINE

L’Urlo….editoriale…

agosto 22, 2011 Lascia un commento

Anche il diavolo..ci ha messo la coda..

ed ognuno ha il diavolo che si merita..

l’editore ne ha uno..per capello..

di qui esce l’Urlo liberatorio…

ripreso da E.Munch.

(Particolare di opera di G.Modesto)

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Editore che le succede…?

Non posso risponderle.

Al telefono mi cazziano “senza offesa” in faccia.

Non posso scrivere,non mi rispondono… e corro il rischio di stalking.

Continuo a cercare responsabilità… fuori di me. Lo sento che ho sbagliato. Ma non so dove. Nè quando..

Ecco..mi esce l’urlo…ho due,tre articoli..che vorrei pubblicare..non posso..quadri..non posso..devo mordermi la lingua in silenzio..e tacere.

Perchè capita..proprio tutto.. a me…?

+++

 

S’io fossi foco

-.-

S’ i’ fosse foco, arderei ‘l mondo;

s’ i’ fosse vento, lo tempesterei;

s’ i’ fosse acqua, i’ l’annegherei,

s’ i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo;

s’ i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,

ché tutt’ i cristiani imbrigherei;

s’ i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?

a tutti mozzerei lo capo a tondo.

S’ i’ fosse morte, andarei da mio padre;

s’ i’ fosse vita, fuggirei da lui:

similmente farìa da mi’ madre.

S’ i’ fosse Cecco, com’ i’ sono e fui,

torrei le donne giovani e leggiadre,

e vecchie e laide lasserei altrui.

 

(Cecco Angiolieri 13°-14° secolo)

+++

FINE